Mimmo Paladino

Nei primi anni ‘70 inizia a concentrarsi sul disegno, introducendo quei soggetti mitologici che poi acquisteranno un ruolo di basilare importanza nella sua produzione artistica. Le sue opere si rifanno ad una vasta gamma di fonti archeologiche, mitologiche e stilistiche che comprendono l’arte egizia, etrusca, greco-romana, paleocristiana e romanica. Paladino lavora con una vasta gamma di mezzi espressivi, tra i quali figurano, oltre al disegno e alla pittura, la scultura e le varie tecniche d’incisione. Tra il 1978 e il 1980 l’artista crea dipinti monocromi in colori primari ai quali unisce elementi geometrici e oggetti di recupero, come parrucche e maschere; verso il 1983 inizia ad applicare alle tele forme scultoree, generalmente scolpite in legno, che danno all’opera una sfumatura feticista. Nei primi anni ’80 inizia a ricreare in bronzo i suoi personaggi arcaici, utilizzando patine colorate, e a scolpire legno e pietra per creare non solo oggetti totemici e maschere, ma anche figure tronche di animali e uomini.
Nel 1980 il critico d’arte Achille Bonito Oliva, nella mostra Aperto ’80, inserisce Paladino in un gruppo di artisti italiani della stessa generazione (Sandro Chia, Francesco Clemente, Enzo Cucchi e Nicola De Maria), definendoli Transavanguardia. Paladino ha tenuto numerose mostre in tutta Europa, nell’America del Nord e del Sud e in Asia. L’artista vive e lavora tra Paduli e Milano. Dal 2013 fa parte della Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon.

 

Nel 2012, ha creato l’Agenzia Duthilleul per sviluppare il suo pensiero e la sua pratica nel campo della composizione della città contemporanea intorno alla mobilità.