Oliviero Rainaldi:
l’essenziale della figura umana

L’artista, originario di Caramanico Terme, si racconta a partire dagli esordi sino alle sue realizzazioni più recenti

Oliviero Rainaldi, classe 1956, nasce originariamente come pittore, frequentando i corsi di artisti del calibro di Emilio Vedova e Fabio Mauri. Solo a partire dagli anni ’90 si dedica alla scultura, senza alcuna preparazione canonica, “rubacchiando” qua e là i segreti del mestiere, scegliendo di volta in volta la materia da plasmare in base all’idea da sviluppare.

Al di là degli strumenti utilizzati, il lavoro di Rainaldi ruota attorno alla figura umana, intesa nel suo complesso, formata da corpo, mente e anima. Si concentra più sulle sfumature psicologiche che sull’involucro esterno. Come si percepisce dalla sua produzione, nel corso del tempo, la figura dell’uomo subisce una forza sottrattiva, sino a ridursi all’essenziale e sfiorare l’astratto.

La sagoma umana è al centro di una delle ultime realizzazioni dell’artista per la Chiesa del Pio Monte della Misericordia di Napoli, che custodisce uno dei capolavori del Caravaggio: Le Sette Opere della Misericordia. Il progetto di Rainaldi, che aggiunge un’ottava opera alle sette istituzionali, muove da alcune riflessioni personali che trovano la loro consistenza in vari passi del Vangelo e nelle teorizzazioni di S. Agostino. L’installazione è composta da otto colonne, costituite da uno stelo e una figura a testa in giù, che simulano delle candele presenti nel quadro del Caravaggio, simbolo dello Spirito Santo.

Nel corso dell’intervista Rainaldi ripercorre, inoltre, la vicenda dell’opera pubblica (Conversazioni) installata in Piazza dei Cinquecento, a Roma, che raffigura Giovanni Paolo II, il cui corpo centrale assume le sembianze di una grande mantello che si apre, quale emblema dell’accoglienza. La grande scultura in bronzo e alta otto metri, che doveva essere un omaggio al Pontefice, come ricorda l’artista, è stata oggetto di numerosi dibattiti e controversie, anche a livello internazionale.